Io un po’ la capisco la neve che stamattina crollava, pesantissima, dal cielo, dissolvendosi come una bomba al contatto del suolo.
Tra me, che ho aperto la porta in mutande per far uscire Bergère a passeggiare, e lei, che colpiva sfaticata la terra con stanchezza, non c’era grande differenza: alzarsi presto il sabato mattina per qualche incombenza è inevitabilmente una seccatura, che tu abbia due gambe o sei zampette cristalline.
Che abbia fatto i bagordi fino a tardi la neve, per essere così stracca stamattina al lavoro? Che pure lei si renda conto, ogni qual tanto, che il suo mestiere è simpatico per i bimbi, ma fastidioso il sabato mattina quando devi ancora scendere a prendere un carico di pellet e fare la spesa?

Sarà per pietà, inettitudine o poca voglia di lavorare, ma la neve dopo una mezz’ora se ne era già andata; immagino sia tornata a poltrire sotto una coltre di nubi lanose. Al suo posto è arrivata la pioggia, che invece, costante e puntuale come un gendarme svizzero, ci ha accompagnato fino a tarda sera. Ma la neve ci ha già dato appuntamento: per lunedì o martedì al massimo; e ha promesso di fermarsi molto di più