Oggi è uno di quei giorni da barrare dal calendario. Nell’antica Roma, quando un qualche personaggio politico si macchiava di crimini gravi, poteva essere comminata una pena speciale e affascinante: la damnatio memoriae, una rimozione di ogni ricordo di quella persona; che so, ne abbattevano le statue, ne cancellavano il nome e, pare, ne raschiavano via il volto dalle monete. Ecco, sarà che oggi è lunedì, ma questa giornata è meritevole di damnatio memoriae.
E invece finirà come sempre nella vita: fra qualche anno ci troveremo a parlarne, con distacco quasi, ricordando perfino con una smorfia di sorriso le ennesime vicessitudini che rendono l’esistenza ordinaria; perché, diciamocelo, ciò che davvero ci accomuna tutti è l’attraversare alla cieca questa autostrada che chiamiamo esistenza.
Mica è colpa della neve se siamo così nichilisti oggi: è arrivata quando ce l’aspettavamo, poco prima dell’alba. Ed ha continuato a fare il suo mestiere, imbiancando la strada e il bosco, fino al tramonto, quando poi si è placata diventato pioggia ghiacciata. Stavolta eravamo così preparati al suo arrivo da non temerlo, superando la nostra paranoica paura: così stamattina sono sceso con disincanto lungo la stradina, fino al fondovalle, prima che l’accumulo si facesse troppo sostanzioso; poi, più tardi, sono sceso per affrontare la giornata di lavoro. Elena e Franci sono rimasti a casa e si sono presi una mattina di svago sulla neve (in realtà solo Franci, dato che è stato poi scatenato fino a poco fa, rendendo la giornata di Elena memorabile di per sé).

La notizia del giorno è il fatto che dovremo probabilmente salutare la Terios, figura quasi mitica della nostra vita a Lou Donn nonché del blog. Mitica perché in almeno un paio di circostanze ci ha tirato fuori dai guai, mitica perché, come ogni figura divina, l’epifania della Terios è sempre stata rara e preziosa: in effetti, in questo anno di vita con noi, la vettura giapponese è stata più tempo nei vari meccanici e concessionari che nel piazzale sotto casa. Un debito, insomma. Nonché una fregatura.
Ecco, quando ti rendi conto di una fregatura ti senti ancora più sminuito e rovinoso del solito.
che dire… morta una Terios, se ne farà un’altra… intanto godetevi l’allegria di Franci, che quando sarà grande ricorderà queste giornate spensierate sulla neve!
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Ciao! Grazie! Proprio vero! :-))
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