Elena sta preparando una presentazione sui bonobo. Con qualche difficoltà, perché il materiale scientifico in rete è scarso ed ovviamente tutto in inglese. Il libro di Frans De Waal, La scimmia dentro di noi, è imprescindibile per studiare questi piccoli primati, fratelli degli scimpanzé e nostri cugini.
Piccolo prontuario di primatologia a cura di Elena: De Waal sostiene che nel loro comportamento sociale, nei loro atteggiamenti empatici ed altruistici, nonché nella loro esuberanza sessuale, i bonobo siano molto simili agli uomini, tanto che altri scienziati ritengono che andrebbero classificati nel genere homo, anziché pan.
Piccolissimo prontuario di primatologia a cura del sottoscritto: Il genere homo non ha motivo di esistere, dato che non siamo affatto diversi da scimpanzé e gorilla. Quindi ciascuno di noi, anziché homo sapiens, andrebbe riclassificato al massimo come pan sapiens o gorilla sapiens (ma ho il dubbio che tutti gli umani abbiano diritto alla qualifica di sapiens).
Ho prove scientifiche rilevanti per sostenere la mia tesi.
- Stamattina sono andato a Torino in treno. Il ragazzo davanti a me, sulla trentina, capelli lunghi ed incolti, grosso zaino Salewa di chi la sa lunga sulla montagna e i suoi pericoli, fissava il vuoto di nebbia dal finestrino. Poi d’un tratto si è alzato, si è appeso alla barra appendioggetti sopra i sedili del vagone, ha fatto qualche flessione, sbuffando e ansimando come un gorilla di montagna (il che spiega forse lo zaino Salewa); poi si è riseduto a guardare il panorama della pianura che separa Pinerolo dalla metropoli. Così per due o tre volte.
- Prima di partire per Torino, mentre mi vestivo di fretta, ho scorto dalla finestra della camera un gattone nero che saliva in montagna. Non è la prima volta che si fa vedere da queste parti, forse attirato dall’alta percentuale di gatti neri che abbiamo importato a Lou Donn. Oggi pomeriggio, casualmente ho rivisto il gatto nero nel piazzale, così ho pensato bene di scendere a salutarlo. Nell’avvicinarmi ho scoperto che si trattava, invece, di una delle nostre gattine, Lilith, che aveva preso la via della fuga approfittando di qualche nostra distrazione. Temendo che la riportassi a casa subito, Lilith è fuggita su per la montagna, costringendomi a rincorrerla su quel tappeto di mezzo metro di foglie umide, fino a quando, trovandosi ormai sulla riva del ruscello, ha iniziato ad arrampicarsi su un giovane castagno stecchito dall’autunno. Ho così fatto emergere la scimmia dentro di me, balzando a metà albero e arraffando la gatta; poi, ciondolando in posizione semieretta sono tornato a casa. Per merenda ho mangiato una banana, ma Francesco mi ha ammonito: tu scimmia, uh uh ah ah.

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