Vive questa Montagna? Respira, geme e trema per il freddo? Ha una vita tutta suo o è solo un pezzetto di una grande anima universale che sta nascosta da qualche parte nella pancia della Terra?
Uno se lo chiede quando sono previsti nevischio e neve debole e poi, quando sale, trova già i suoi buoni dieci centimetri di neve. Ma poi smette, il fenomeno è in esaurimento verso le ore serali, il nevischio si trasforma in pioggia ecc… Ma se guardi dalla finestra, la neve sull’erba, sulle scale di pietra e sulla stradina malconcia è sempre più alta, sempre più spumosa e pastosa.
Così cerchi solidarietà nella Montagna stessa, questo Don che signoreggia, come vuole la sua etimologia, sulla tua vita attuale; pare, a guardarlo ora, un grasso signorotto aristocratico sprofondato nella poltrona di un barbiere che gli riempie le gote di schiuma, con pennellate sode e sostanziose. No, il Don non risponderà alla tue domande, in questo momento è troppo impegnato a farsi massaggiare il volto. Respira però; sospira talvolta, infastidito dall’ennesimo questuante che elemosina attenzioni.
- Forse è ora di farsi la barba
- Forse è il momento di imparare sul serio a montare le catene da neve
- Forse ho finalmente compreso lo spirito reale del panismo di D’Annunzio. La lezione di oggi è servita più a me che ai miei alunni.
Eravamo rimasti ad aspettare la fine dell’inverno, e sapevamo che l’attesa era lunga, ma non quanto ci dicevano i nostri sensi affaticati: un tempo interminabile, ma non più lungo di un inverno.
Doris Lessing
Memorie di una sopravvissuta
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