Stamattina ho scattato un paio di foto alla salita che porta alla miniera, la cosiddetta Gran roccia. A parte i bei colori autunnali, niente di che, tranne una curiosità che non riesco a soddisfare: che funzione avevano quegli incavi ricavati nei muri a secco? Forse un riparo per i contadini colti da un acquazzone improvviso? Pare infatti che nel passato molti dei terrazzamenti, oggi boschivi, fossero coltivati, in parte a grano, in parte riservati ai vigneti. Chissà se i minatori che scendevano la ripida stradina trascinandosi dietro i carretti carichi di grafite avranno mai assaggiato il vino che veniva prodotto su queste creste.
Il favonio che qualche giorno fa ha spogliato molti degli alberi della montagna ha riportato alla luce una borgata verosimilmente abbandonata, posta a poco distanza da Lou Donn. In attesa di organizzare una spedizione e prima di saperne il nome e la storia da qualche paesano, ci piace fantasticare su questa borgata, una delle tante ridotte a fantasmi della montagna, che ospita magari la tana del dozou o qualche covo di fantine.

Se non sapete cosa sia il dozou o chi siano le fantine (non lo sapevo neanche io fino a qualche giorno fa), pazientate in attesa del post che dedicherò alle leggende locali.
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