Note e riflessioni varie di ritorno da un viaggio-blitz nella provincia bresciana:
- Aprire il rubinetto del lavandino in contemporanea allo sciacquone del water senza preoccuparsi che l’acqua non sia sufficiente ad entrambi gli usi è una sensazione tanto scontata quanto sorprendente ogni volta che ci allontaniamo da casa.
- Il Föhn in mezza giornata ha ricoperto di foglie, sterpaglie e rami tratti interi di strada che portano a Lou Donn, vanificando l’ultima settimana di pulizia. Non avendo lo scopettone in macchina, per salire ho spazzato via le foglie usando un ramo spezzato; ne riparliamo domattina prima di scendere al lavoro.
- Dall’autostrada abbiamo scorto in lontananza un incendio di dimensioni considerevoli, forse quello che sta interessando la Val di Susa (aggiornamento live qui). La siccità è allarmante ormai da parecchio e il vento forte rende tutto più complicato; da settimane sembra che un piromane sia in azione approfittando delle giornate più ventose: speriamo vivamente che venga centrato da un canadair.
L’incendio in Val di Susa. Ringrazio Emilio Zampieri per la foto - Ritengo importante mantenere un rapporto conflittuale con la natura. La superficialità narcisistica contemporanea ci induce ad usare la natura come semplice sfondo del racconto della nostra vita (perché interpretiamo, rielaboriamo e narriamo – in primis a noi stessi – le vicende che compongono la nostra esistenza), una scenografia da selfie e poco altro. In modo non dissimile da un reperto archeologico o uno spazio pubblico notorio, la natura, più è inerte e morta, meno ci mette in discussione; più la ignoriamo, meno siamo costretti ad interagire con lei: da ambiente, con cui interagire, la trasformiano in paesaggio, da osservare; così il nostro racconto è ricco di ambientazioni suggestive, ma non ne viene sconvolto, i pregiudizi e i preconcetti restano inalterati. Ecco perché è necessario avere nei confronti degli spazi naturali lo stesso atteggiamento che abbiamo verso le persone, dialettico e conflittuale.
- Va da sé che al di là del turismo, che cerca paesaggi ma non persone, c’è la necessità di interagire, trasformando la vita in etnografia, così come ho trasformato questo post in saggistica spiccia.