Quanto costa iniziare la giornata con una piccola – e magari solo mentale – dose di avventura? Per quanto mi riguarda, meno di quindici euro.
Nelle ultime settimane ci stiamo svegliando presto. Già prima delle sette siamo in uscita da casa. Fuori è, ancora per poco, notte; dal bosco arrivano a volte le voci delle civette, inframezzate dalle grida stridule delle ghiandaie. Il tonfo dei ricci di castagne è anticipato dal fruscio delle foglie, tanto che quasi impari a riconoscere quanto ci mette a cadere al suolo il riccio del castagno grande all’imbocco della strada. Le luci del fondovalle salgono verso di noi a zig zag, verso est.
Il piazzale della borgata è ben illuminato, ma la discesa che da casa conduce ad esso è immersa nel buio. Il primo scalino, poco più che due pietre accatastate l’una sopra l’altra, traballa sotto il piede; poi si svolta a sinistra, i cinque metri che portano al vialetto principale sono larghi e sicuri, ma le ortiche crescono di continuo lì sul bordo del rudere che fa da angolo alla discesa. Ogni mattina mi riprometto di sistemare i gradini malfermi e ripassare il decespugliatore.
Questo post avrebbe dovuto intitolarsi “ecco come introdurre una piccola dose di avventura ogni mattina a meno di 15 euro“:
- Iniziate la giornata prima dell’alba
- Scollegate la lampada o applique del passaggio verso il vostro parcheggio.
- Acquistate una lampada frontale con luce led e segnalatore di emergenza, di quelle che usano gli speleologi per intenderci (circa quindici euro in qualsiasi brico, se non siete speleologici e non avete grandi pretese)
- Provate l’adrenalina della discesa illuminata dalla lampada frontale
- Per i più avventurosi: è possibile parcheggiare al tornante più in basso, per affrontare almeno qualche metro di bosco al chiaro di led frontale (Attenzione: pericolo caduta ricci di castagne!)
Questo post avrebbe potuto intitolarsi anche “speleologia al chiaro di luna”.
La discesa verso il basso con la sola luce della lampada frontale mi dà ogni mattina la sensazione infantile di una discesa verso le viscere della montagna e della notte. Una sorta di speleologia posticcia e cerebrale. Poi alzi la testa, vedi la luna, ti rassicuri e addirittura senti di essere uno dei pochi che praticano speleologia en plein air.
A seguire, foto della discesa illuminata dalla lampada frontale. Le fotografia sono chiaramente contraffatta, dato che sono scattate alle nove di sera e non alle sette della mattina. Ma al mattino siamo già abbastanza in ritardo da non poterci permettere il tempo di una sosta per un autoscatto lungo la discesa (autoscatto esisteva già ben prima di selfie).
La vita è questo, una scheggia di luce che finisce nella notte.
Céline
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